L’osteoporosi è una condizione subdola perché non manifesta sintomi o segni evidenti. Ecco che per i più può diventare un ostacolo per la salute.
Ma cos’è nello specifico l’osteoporosi?
L’osteoporosi è una patologia che comporta una riduzione della massa ossea, così, il deterioramento della microarchitettura dell’osso induce un aumento della fragilità scheletrica. A causa dell’osteoporosi, dunque, aumenta considerevolmente il rischio di fratture. Le zone più colpite statisticamente sono il collo del femore, i corpi vertebrali della zona dorso-lombare e l’epifisi distale del radio.
Chi è più soggetto all’osteoporosi?
Questa patologia è molto diffusa, per avere un’idea della vastità del problema basta guardare i dati: solo in Italia colpisce circa 5 milioni di persone, di cui l’80% è rappresentato da donne in post-menopausa.
Poiché parte di un processo di invecchiamento, l’osteoporosi sarebbe anche fisiologica con l’avanzare dalla terza alla quarta età (dai 65 anni in su), quando nel tessuto demineralizzato decade la capacità riparativa. Ma, osservando i dati, i soggetti più colpiti sono le donne in menopausa; dunque, ciò accade anche abbastanza precocemente se teniamo conto dell’attuale aspettativa di vita.
In questo articolo vorremmo fermarci a riflettere sulle cause multifattoriali e sugli approcci a questa nuova epidemia da osteoporosi nella società femminile del terzo millennio.
CAUSE
La menopausa dal punto di vista endocrino è uno sconvolgimento nella donna: causa un sensibile calo di estrogeni, ormoni importanti nell’equilibrio endocrino, che regolano il processo di rimodellamento osseo, un processo che nel nostro corpo è costante e continuo se abbinato all’abitudine all’esercizio fisico.
Nelle donne, dunque, l’involuzione osteopenica (quando la densità minerale ossea è inferiore ai livelli di normalità) e poi osteoporotica è un processo che risulta anticipato rispetto alla popolazione media maschile non affetta da altri disturbi.
APPROCCI
Ma quale tipo di attività è consigliabile e quali parametri monitorare?
L’esercizio e il movimento sono indispensabili per prevenire l’osteoporosi.
Il nostro intervento in qualità di esperti dell’attività motoria ha come obiettivo fin dalla più giovane età quello di massimizzare la quantità di massa ossea, mentre in età adulta di preservare e stimolare il più possibile i vari processi di rimodellamento cellulare a livello osseo.
I processi di rimodellamento sono mediati da osteoblasti, che depongono nuovo osso e osteoclasti, deputati a “rimuovere” vecchio osso. Il miglior modo per stimolare la densità minerale ossea è sicuramente l’esercizio fisico in carico gravitazionale e di questo la letteratura scientifica è più che unanimemente d’accordo. Le forze create dall’aumentata tensione sul tessuto servono a scoraggiare l’attività osteoclastica permettendo agli osteoblasti di densificare l’attività di sintesi e deposito nelle aree scheletriche e articolari sottoposte ad esercizio. Ci sono, però, risultati diversi in base al tipo di attività eseguita: lavorare con resistenze e sovraccarichi contribuisce a un maggior rimodellamento osseo rispetto a un’attività aerobica di lunga durata.
Nonostante ciò, molti medici ancora oggi prescrivono attività in ambiente acquatico. Le attività in acqua sono ancora di gran lunga preferite perché erroneamente si attribuisce a questo elemento il potere protettivo sulle articolazioni più fragili. Quindi, seppur divertenti, sono solo relativamente allenanti dal punto di vista cardiovascolare perché, essendo condotte senza pause, aumentano lo sforzo percepito ma risultano poco stimolanti per il turnover osseo, cioè per il rimodellamento osseo.
Insieme alla densità ossea monitorare, la composizione corporea rappresenta un vantaggio in termini di prevenzione, poiché la conoscenza approfondita delle condizioni quali carenza di minerali ossei e delle percentuali di massa muscolare o di massa grassa permette di disegnare quali saranno le strategie di intervento più adeguate.
Caso di studio Core
Quotidianamente abbiamo a che fare con diverse persone, diverse età, diverse esigenze e problematiche. Ciò ci permette di avere delle prove tangibili di ciò che le ricerche scientifiche ci dicono.
Un interessante report è quello che lo scorso mese abbiamo potuto arricchire con un risultato importante raggiunto da una nostra cliente: una donna di 71 anni, che sceglie il movimento con il Metodo Core da ormai molti anni.
Nelle immagini della densiometria ossea eseguita con metodo DXA è possibile osservare la condizione pre e post a distanza di 2 anni durante i quali abbiamo lavorato con due allenamenti settimanali.
Il T-Score rappresenta un dato, espresso in termini di deviazioni standard, che deriva dal confronto della densità ossea del singolo soggetto con il valore medio di una popolazione giovane e sana. Nei risultati si può notare come non solo i singoli dati nei vari punti di repere non sono peggiorati, come ci si aspetterebbe in un processo di lungo termine, ma sono anche migliorati (Colonna AP da -1,6 a -1,5; Femore sinistro da -2,3 a -2,0).
Questo risultato controcorrente è frutto di una corretta educazione e prevenzione all’osteoporosi. Come si fa? Con impegno, costanza e aderenza agli interventi proposti: oltre l’esercizio, anche uno stile di vita sano, l’assunzione di supplementazione nutraceutica mirata ed essenziale come Omega 3, vitamina D e amminoacidi essenziali e, ancora, esperienze in natura per migliorare l’esposizione a stressor ormetici come la luce e il freddo (ne abbiamo parlato in questo articolo).
Ancora una volta il movimento risulta essere una “cura” efficace, anche quando si affrontano osteopenia e osteoporosi.
Dunque, nei soggetti mediamente sedentari la mancanza di movimento implementa l’alterazione della capacità di resilienza delle strutture scheletriche. Ma non solo, poiché l’osso è un preziosissimo deposito di risorse: i minerali ossei, infatti, fungono da “serbatoio tampone”, utilizzabile per il controllo del pH del plasma tissutale. Il continuo attingere da questo serbatoio per contro regolare lo stress promuove l’insorgenza di disfunzioni di carattere metabolico e infiammatorio. Dunque, non possiamo considerare l’osso una componente del tutto priva di vita se la sua salute è essenziale per il corretto funzionamento endocrino.
Non ci stancheremo mai di ripetere che un approccio trasversale all’esercizio fisico, come quello che abbiamo già presentato in questo articolo, è fondamentale per contrastare diverse patologie, come anche lo spettro dell’obesità osteosarcopenica di cui parleremo nel prossimo articolo.