Nella società odierna il concetto di longevità è argomento di discussione sempre più centrale in ambito benessere. Il vivere a lungo è stata per millenni una conquista agognata dall’uomo, realizzata nell’ultimo secolo grazie a prodigiose scoperte nell’ambito della medicina e della farmacologia.
Se fino a un secolo fa raggiungere il secolo di vita era un privilegio di pochi individui confinati in sperdute comunità sparse nel mondo, come la Sardegna, l’Okinawa, la California e la Grecia, oggi, grazie all’aumento sensibile dell’aspettativa di vita, questo traguardo è più largamente raggiunto in maniera trasversale in tutto il mondo.
Guardando alla nostra nazione: se un secolo fa l’aspettativa di vita in Italia era pari a 50 anni, oggi arriva a superare gli 80. Ma cosa implica ciò? Se da un lato si aggiunge quantità alla propria esistenza, produttività al proprio lavoro e presenza ai propri affetti, d’altra parte, se questa fase di vita chiamata terza età non viene preparata consapevolmente, può rivelarsi priva di qualità e serenità.
Gli anni che avanzano, infatti, spesso portano patologie croniche – di tipo cardiovascolare, metabolico e neurodegenerativo – ormai osservabili in proporzioni pandemiche soprattutto nelle fasce più anziane della popolazione.
Mentre sempre più persone si interessano all’invecchiamento e alla durata della vita che definiamo lifespan, la durata della salute o healthspan vengono poco considerate. Purtroppo, infatti, non sempre questi due indicatori sono coincidenti.
Un’indagine condotta negli USA ha evidenziato come mentre la popolazione ha raggiunto un’aspettativa di vita di più di ottant’anni, l’healthspan – la porzione in salute – è di circa 60 anni, ciò significa che si può arrivare a vivere il 20% della propria esistenza in modo non-sano con ricadute dal punto di vista sociale, economico e psicologico.
Ci poniamo una domanda: per la società ipertecnologica del terzo millennio può risultare altrettanto ambizioso guadagnare ora anche in termini di qualità? La qualità di vita e la sostenibilità sono due temi per noi molto cari e crediamo sia importante creare una società proiettata verso questa direzione.
Quali strategie è possibile adottare per migliorare la qualità della vita (life span)?
Per allungare la durata della qualità di vita, l’organismo deve destinare risorse ai processi di manutenzione e riparazione. Con l’avanzare dell’età possiamo iniziare a pensare di suggerire al corpo di investire maggiormente nei meccanismi che ci consentono di vivere più a lungo, attraverso i giusti accorgimenti nella dieta e nell’esercizio.
Il tutto si riassume in prevenzione primaria. Monitoraggio e stile di vita sostenibile con al centro l’esercizio fisico.
Come descrivono numerosi studi, l’accresciuta aspettativa di vita ci pone davanti a condizioni riguardanti la composizione corporea sempre più esasperate e incisive. Infatti, con il passare degli anni si osserva:
- una progressiva riduzione della massa magra muscolare;
- una perdita di acqua, in particolare acqua intracellulare;
- un costante, continuo incremento della massa grassa per lo più localizzata nell’addome;
- una perdita di massa ossea.
L’accumulo di grasso corporeo, la perdita di muscolo, ossa, acqua e il cedimento degenerativo del tessuto connettivo sono quindi le principali cause di invecchiamento anatomico e di decadenza estetica. La scarsità qualitativa del cibo sulle nostre tavole, la quantità di attività fisica praticata, il lavoro stressante e uno stile di vita tossico agiscono sulle cellule e sulle strutture anatomiche, modificando giorno dopo giorno il nostro corpo.
Sicuramente per prendersi cura della propria salute bisognerebbe imparare a misurarla, a monitorarla costantemente grazie al supporto dei professionisti specializzati nell’ambito della medicina di precisione, della nutrizione e dell’esercizio fisico/posturale.
Ci sono moltissimi biomarcatori che possiamo studiare per prevenire le patologie legate all’invecchiamento: i livelli di ormoni sessuali, l’attività tiroidea, il colesterolo, il glucosio, l’insulinemia, le citochine pro infiammatorie.
Dal punto di vista fisico i livelli di S-Score (cioè di massa muscolare), i livelli di T-score (cioè la densiometria ossea), come anche i livelli di forza e resistenza muscolare sono predittori di funzionalità ed efficienza fisica.
Oltre l’attenzione posta su questi biomarcatori, la ricetta per la longevità è fatta di tante abitudini semplici che vanno coltivate fin da giovani: buon cibo, allenamento costante, riposo adeguato, ambiente salutare, pena il rischio di rendere complesso un intervento di manutenzione in età avanzata. Trascurare questi “ingredienti” porterebbe alla moltiplicazione delle variabili cliniche e non, poiché esistono strette relazioni biologiche tra i vari organi corporei e, ad una certa età, intervenire per “attività di manutenzione” diventa sempre meno sostenibile in termini di risorse e tempi da investire.
Le misurazioni antropometriche e la valutazione clinica degli indicatori metabolici consentono di elaborare una linea di terapia nutrizionale e motoria in grado di recuperare una migliore condizione clinica, prevenire patologie degenerative dismetaboliche, nonché recuperare e mantenere un sano peso corporeo.
La longevità si può lavorare su più livelli: prevenzione, riparazione del danno e ripristino della salute. Tu, in che punto ti trovi?
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